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Coordinamento SALVIAMO IL MONTE SAN PRIMO

Magreglio: la passeggiata letteraria meraviglia i numerosi partecipanti
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Magreglio: la passeggiata letteraria meraviglia i numerosi partecipanti


🙌 La camminata di circa 4 km, organizzata dal Circolo ARCI di Macherio con la guida di Gianni Casiraghi, ha ottenuto un ottimo riscontro sia in termini di partecipazione sia in termini di apprezzamento, anche grazie alle buone condizioni meteo, che hanno accompagnato le numerose persone, che hanno aderito con entusiasmo all'iniziativa.

📣 La passeggiata è cominciata dalla località "Castagneti" con un breve intervento, da parte del Coordinamento "Salviamo il Monte San Primo", per parlare del dissennato progetto di rilancio turistico "OltreLario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor", che prevede la realizzazione di nuovi impianti di risalita e di innevamento artificiale al San Primo.

🚶 Successivamente, i partecipanti hanno imboccato il facile sentiero, ombreggiato da una bella abetaia, che risale la suggestiva valletta incastonata tra il Monte Ponciv e il Monte Corbera, dove il fiume Lambro forma delle incantevoli cascatelle. La camminata è, quindi, proseguita fino a raggiungere la sorgente della Menaresta, situata a quota 944 metri nei pressi del Pian Rancio. Un ultimo breve tratto di salita ha, infine, condotto la comitiva fino a quest'ultima località, per poi scendere nuovamente ai "Castagneti", lungo una rilassante mulattiera immersa in un rigoglioso bosco, misto a latifoglie.


✍️ Lungo il cammino, i luoghi attraversati si sono intrecciati meravigliosamente con i testi degli scrittori che, da Carlo Amoretti fino al Novecento, hanno tratto ispirazione dal fiume Lambro e dal territorio circostante. La lettura delle opere è stata curata da Marco Rubelli, appassionato di teatro, e Paolo Pirola, appassionato di storia e tradizioni locali nonchè Presidente dell’Associazione culturale "Brianze".

🖼️ Hanno fatto da sfondo anche alcune delle suggestioni pittoriche, che in questi luoghi ha trovato il celebre pittore monzese Eugenio Spreafico, grande interprete della pittura lombarda del secondo Ottocento. Uno dei temi più importanti della sua produzione artistica è, infatti, il legame tra uomo e paesaggio, che è stato celebrato nelle riproduzioni di alcuni dei suoi capolavori lungo l'omonimo percorso, inaugurato nel 2022 dal Comune di Magreglio. Lo stesso borgo in cui il pittore si ritirò a vivere gli ultimi trent’anni della sua vita e in cui ebbe la possibilità di immergersi nella natura, a stretto contatto con la realtà rurale dell'epoca.

🏞️ La sorgente ed il primo tratto del Lambro rappresentano un ecosistema abbastanza ben conservato, nonostante i numerosi interventi dell’uomo non sempre rispettosi della natura. Il suo buono stato di salute è, infatti, testimoniato dalla presenza di una particolare fauna bentonica, ovvero una comunità di piccoli organismi invertebrati che vivono sul fondo del torrente, particolarmente adattata agli ambienti di acque correnti e pulite, non intaccate dall’inquinamento, tra cui sono abbondanti le larve acquatiche di alcune specie di insetti, come i Plecotteri, i Tricotteri e gli Efemerotteri, i cui adulti sfarfallano nell’aria.


🌲 Il bosco in cui si trovano immersi la sorgente ed il primo tratto del Lambro è costituito, prevalentemente, da Abeti rossi (Picea abies) e Larici (Larex decidua), accompagnati da qualche sporadica latifoglia, soprattutto Aceri (Acer sp.), con un sottobosco piuttosto povero, limitato alla Rosa di Natale (Helleborus niger), alle Primule (Primula vulgaris), all’Erba trinità (Hepatica nobilis) e all’Anemone dei boschi (Anemone nemorosa). Quest’ultimo, durante il mese di Marzo, ricopre letteralmente il terreno di fiori bianchi, donando un ulteriore tocco di magia ad un ambiente già di per sé molto suggestivo. Le conifere, naturalmente, si troverebbero ad altitudini superiori, ma qui sono state introdotte artificialmente dall’uomo in occasione di estesi rimboschimenti a cavallo degli anni ’50-60’ del secolo scorso, causando l’acidificazione del suolo. Sarebbe, forse, auspicabile sostituire una parte delle conifere, soprattutto quelle più prossime alla sorgente, con altri alberi di alto fusto ma autoctoni, in modo da ricostruire intorno alla Menaresta un ambiente più vicino a quello originario. Gli alberi di faggio (Fagus sylvatica) potrebbero rappresentare la specie ideale.

💦 Il nome della sorgente, “Mena-resta”, rispecchia la sua caratteristica più curiosa: ha, infatti, una portata pressoché continua per tutto il corso dell’anno, ma ad un attento esame mostra un andamento intermittente dove, a periodi in cui il flusso è più modesto (“resta”), fanno seguito momenti di sensibile incremento (“mena”). Tale peculiarità è legata alla combinazione di due fattori: la natura carbonatica delle rocce presenti della zona, soggette a fenomeni carsici superficiali e sotterranei, e la presenza di una faglia, cioè di una discontinuità nella regolare successione delle formazioni rocciose, che determina l’accumulo di acqua nel sottosuolo.


🧐 Questa particolarità era già stata descritta nel 1794 dal naturalista Carlo Amoretti in una sua celebre opera: "Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano".


💬 «... Vedesi sopra Magrelio una grotta nel monte, e una sorgente d'acqua intermittente, detta la Menaresta, le quali cose possono interessare il Naturalista: La Menaresta è una sorgente, che nasce da uno scoglio all'altura del Tivano sopra Magrelio, ov'è il Pian-rancio. Ad ogni otto miglia all'incirca la sorgente fa un sensibilissimo aumento, e se ne ode l'interno mormorìo; dura circa tre minuti l'accrescimento, e cinque il decrescere. Ivi comincia propriamente il Lambro ...». Carlo Amoretti

🔎 Le variazioni di portata della sorgente Menaresta sono determinate dalla presenza di una cavità carsica sotterranea nella roccia dolomitica, collegata all'esterno per mezzo di un condotto a forma di sifone rovesciato. In questo vano, che funge da serbatoio, si raccoglie l'acqua circolante nella roccia circostante, molto permeabile, attraverso delle fessure di alimentazione. Quando il livello d'acqua nella cavità raggiunge una certa altezza, l'acqua comincia a defluire copiosa. La sorgente aumenta così di portata, fino a che il livello dell'acqua nella cavità scende. Da questo momento, la portata si riduce fino a quando l'acqua non avrà riempito nuovamente il serbatoio.


⛑️ Nei pressi della sorgente, sul fianco sinistro del vallone, si apre una piccola grotta, detta “Bus di pegur”: il “Buco delle pecore”. Il suo ingresso è posto alla base di un modesto affioramento roccioso, modellato dagli antichi ghiacciai in modo tale da assumere l’aspetto di una roccia montonata. Esso conduce a due ambienti in cui si possono osservare concrezioni parietali e colonnari, stalattiti e altre forme di deposizione, alcune delle quali ricordano come aspetto il dorso lanoso delle pecore (da cui sarebbe derivato il nome della grotta).

🪨 A pochi metri dalla Menaresta vi è, infine, un grosso trovante di roccia granitoide dalla forma allungata, ricoperto da una patina verdastra di muschi e licheni, sul quale compaiono alcune incisioni preistoriche o protostoriche, certamente eseguite dall’uomo: alcune coppelle, sparse irregolarmente (tra cui una in posizione sommitale e una piccola, ma ben marcata, che sbocca in un canaletto), e un segno rettilineo, lungo la massima pendenza del masso.


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